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Hamsik, il lato oscuro del tridente
La stagione deludente del talento azzurro rende incerto il suo futuro con il Napoli

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16 Novembre 2010 -- Le pagelle parlano chiaro: la più brutta partita di Hamsik in questo campionato. Quando ti aspetti che finalmente torni Marekiaro, quando Mazzarri ammette e dice di lui, «Non posso farne a meno, è insostituibile», ecco che lo slovacco frana impietosamente nel confronto con gente tosta come Mauri, Ledesma, Brocchi, Matuzalem.

Un mistero. Tutti a chiedersi che cosa ha Hamsik, perché non cresce a 23 anni, perché non prende per mano questo Napoli, visto che lo sognano e lo vogliono tutti. È lui, inevitabilmente, il lato oscuro del tridente azzurro, quasi sempre sotto la sufficienza e con soli tre gol all’attivo, frutto di soli due guizzi (e un rigore). Qual è il male di Hamsik: vuole andare via? Peggio, gioca in un ruolo che non ama? Mazzarri adesso ha mille dubbi mentre il gioiello dell’Est parte per Bratislava, presenta il suo primo libro (a soli 23 anni, forse un po’ prestino) e scrive candido, sul suo sito: «Abbiamo giocato male, è vero. Siamo delusi». Come fosse una cosa normale. Hamsik gioca male ed è inevitabile pensare alle frasi d’amore dedicate dallo slovacco al Manchester United e alla Champions League.

Sullo sfondo il rapporto con il Napoli: il contratto è blindato fino al 2015 ma il valore del giocatore, se qualcosa non cambia, è destinato a scendere. De Laurentiis non può esserne felice: tiene a bada club di mezza Europa che cercano Marekiaro e poi lui si mette a giocare come un calciatore qualunque. Come se non ricordasse di valere 25 milioni di euro. Il lato oscuro del tridente è sempre lui, devastante in zona gol nella scorsa stagione, poi stella ai Mondiali in Sud Africa e adesso malinconico e opaco gioiello azzurro.

Adesso ci si aspetta la reazione di Mazzarri: un po’ di riposo, un po’ di panchina, un incontro a porte chiuse da uomo a uomo con Marekiaro. Qualcosa che possa restituirci l’Hamsik di sempre, il più giovane capitano, come recita il titolo del suo libro, non l’uomo invisibile dell’Olimpico.
M. Lobasso