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Sandro Ciotti: la voce che ci mancherà
Una vita per il calcio in Quarant'anni di parole

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19 Luglio 2003 -- Nella mattina di ieri 18 luglio nella sua casa a Roma, si è spento Sandro Ciotti, un grande giornalista sportivo, un esempio di carattere, una voce che rimarrà per sempre nei nostri cuori e nelle nostre memorie. Ci mancherà soprattutto quel suo modo di fare cronaca in diretta e per quel suo stile semplice che privilegiava ma che non disconosceva il suo talento più concreto che era quello di riuscire a raccontare il calcio con la stessa passione di chi lo ama. La sua vita in breve: Nasce a Roma nel 1928 e come padrino di battesimo aveva avuto il poeta Trilussa, da ragazzo compie studi classici e suona il violino. Gioca anche a calcio, nelle file delle giovanili della Lazio. Ben presto capisce anche di avere un grande amore per il giornalismo, e comincia la sua carriera collaborando a Paese Sera, Messaggero e Giornale d'Italia. Nel 1958 entra alla Rai, mentre due anni dopo, nel 1960, fa la sua prima radiocronaca di una partita: il match e' quello fra Danimarca ed Argentina, valido per il torneo delle Olimpiadi di Roma. Ma il suo debutto radiofonico assoluto era avvenuto con la trasmissione ''KO - Incontri e scontri sportivi''. Oltre al calcio, oltre 2400 le partite raccontate dal vivo per la Rai, segue per radio e televisione anche 15 giri d'Italia, 9 Tour de France, una decina di Olimpiadi ed altrettanti Mondiali di calcio. Firma una serie di documentari come ''La morte di Bandini'', sul pilota italiano della Ferrari di F.1, e ''Morte di Tenco''. Ciotti conosceva bene, di persona, il cantautore genovese, ed era un grandissimo appassionato di musica (ne componeva anche). Infatti per la Rai ha lavorato anche in 40 edizioni del Festival di Sanremo. Dal 1986 al 1991 ha condotto la Domenica Sportiva.
Tra gli articoli a lui dedicati qui riportiamo:

+++Fonte: Ansa+++
La sua voce roca manchera' a intere generazioni di italiani, a tutti quelli che avevano il pallone nel cuore o nella testa. Sandro Ciotti e' stato The Voice versione italiana, non bravo come Sinatra a cantare (come lui avevo pero' un'immensa passione la musica, lo testimoniano i reportages su 40 edizioni del festival di Sanremo) ma era il massimo per narrare le imprese degli eroi del calcio. Quello in particolare degli anni Sessanta e Settanta, quando allo stadio andavano ancora le famiglie e papa' e mamma mettevano nel cestino il panino con la frittata, e si poteva seguire la partita mischiati assieme ai tifosi avversari. Quello delle figurine che si attaccavano sull'album con la coccoina e
Ciotti e Ameri non stavano sulla raccolta Panini ma era come se ci fossero. Era il calcio di quando non si poteva sapere il risultato del primo tempo prima che cominciasse il secondo, e
allora tutti con la radiolina all'orecchio perche' Ameri, Ciotti, Bortoluzzi in studio, Provenzali, Ferretti, Luzzi dai campi della serie B, svelavano il mistero mentre cominciava
Tutto il calcio minuto per minuto. Sandro Ciotti il calcio non solo lo raccontava, prima di
tutto lo amava. Era una delle sue grandi passioni, assieme allo scopone e alla musica. Gli piacevano molto anche le donne ma, come un altro romano 'doc' come lui, Alberto Sordi, non aveva mai voluto saperne di sposarsi. Come padrino di battesimo aveva avuto Trilussa, ma invece di mettersi a fare il poeta da ragazzo suonava il violino, aveva gia' il pallino del giornalismo e giocava nelle giovanili della Lazio, unica squadra della sua carriera calcistica assieme all'Ancona. La voce aveva preso quel timbro cosi' roco e caratteristico
dopo 14 ore consecutive di diretta sotto la pioggia, durante le Olimpiadi di Citta' del Messico nel 1968. E gli era rimasto appiccicato addosso, facendo di lui il simbolo di 30 anni di calcio radiofonico e poi anche televisivo, quando aveva per cinque anni, fino al 1991, condotto la Domenica Sportiva. Dal teleschermo era diventato anche l'esempio per chi, come lui, non voleva saperne di riporre nell'armadio le camicie con il 'collettone' stile primi anni '70, quelle che sono tornate di moda adesso che Ciotti se n'e' andato. Era stimato da tutti Ciotti, compresi i fuoriclasse amanti dei silenzi stampa e quelli dalla vita disordinata. Quando Johan Cruijff, che ancora giocava, disse si' al progetto di film sulla sua vita calcistica pose solo una condizione: che la regia fosse affidata a Sandro Ciotti, ''il miglior giornalista sportivo che ho mai conosciuto''. Ne venne fuori 'Il Profeta del Gol', gemma del genere filmistico-documentario e ulteriore testimonianza di
cos'era capace di fare quel signore che ha fatto diventare giornalisti sportivi tanti di quei bambini che sognavano d'imitarlo. Per essere accanto a lui a Milano, in una puntata della Domenica Sportiva, Diego Maradona, che glielo aveva promesso, sfido' scioperi aerei, nebbia impenetrabile e limiti di velocita', e alla fine riusci' ad arrivare. Non era ancora
l'epoca del gettone di presenza, al Pibe de Oro come ricompensa basto' essere li' accanto alla Voce di Tutto il Calcio, il cantore di quando il calcio era ancora sentimento. Adesso il campionato e' fatto soprattutto di veleni ma Ciotti fino a poco tempo fa, quando ancora interveniva a Radio anch'io lo Sport del lunedi' mattina, per un attimo riusciva a far dimenticare movioloni, processi agli arbitri e storie al nandrolone. Sentendo quella voce sembrava che il pallone tornasse ad essere poesia.

+++Fonte: La Gazzetta dello Sport+++
Milano - 18 luglio 2003 - Il giornalista Sandro Ciotti è morto questa mattina a Roma, città dov'era nato nel novembre 1928. Era malato da tempo. Se ne è andata la voce. Non la sentiremo più. Quel rauco raccontare che sapeva di jazz, che amava tanto. Con Sandro Ciotti potevi parlare di tutto. Di Schiaffino come di Jizzie Gillespie. Delle imprese di Fausto Coppi come di Lindon Johnson, ex presidente Usa. Di Enzo Jannacci, con cui aveva scritto "Veronica", o del Festival di Sanremo. Sandro Ciotti: chiudi gli occhi e voli. Ciotti il romano, che ebbe come padrino il poeta Trilussa, al secolo Carlo Alberto Salustri. Che a cinque anni cominciò a suonare il violino e a tredici entrò nelle giovanili della Lazio, trampolino verso la serie C e la quarta serie, tra Bari, Forlì, Anconetana e Romulea, mediano di spinta con appiccato addosso il nomignolo di Beethoven, con tanto di diploma riportato al Conservatorio.

Sandro che entrò in Rai nel 1958 e si divise tra sport e musica, con la radio nel sangue. Sempre alle costole del Festival di Sanremo e del Giro d'Italia, ma con un pensiero fisso: il calcio. Sandro di cui rimpiangeremo quei colletti di camicia e quel suo modo di tenere il microfono in mano come un cantante di razza, quasi come se gli appartenesse e fosse un tutt'uno con il suo corpo. "La Stock di Trieste presenta....". Brividi: "Tutto il calcio minuto per minuto". Prima Enrico Ameri, poi lui con la raucedine che dava più corpo al risultato. L'epopea sulle onde radio. Quei ritmati passaggi di campo, diretti ad arte da Roberto Bortoluzzi dallo studio centrale. Le incursioni impovvise di Ciotti che facevano venire l'infarto. Una cavalcata di radiocronache, forse 2.400. Sempre dettagliate, zeppe di definizioni: "Ventilazione inapprezzabile....stadio ai limiti della capienza". Aneddoti. Come quella volta che Concetto Lo Bello, "l'Arbitro", provocò la sconfitta del Cagliari all'Olimpico. Concluse Sandro: "Ha arbitrato Concetto Lo Bello davanti a 80 mila testimoni". Strepitoso.

Sandro Ciotti che ha messo in agenda 15 Giri, 9 Tour, 14 Giochi olimpici, 8 mondiali di calcio e una "Domenica sportiva" da conservare negli annali; così lungimirante da capire che a 14 anni Gianni Rivera era già un fenomeno. Capace di realizzare un film sull'amico Johan Cruijff, quel "Profeta del gol" che, in realtà, era un inno all'Ajax e al calcio totale. Ah, quanto ci mancherai Sandro. Che all'improvviso, ai Giochi di Città del Messico, dopo dodici ore di cronaca sotto la pioggia si ritrovò con la voce rauca. "Edema alle corde vocali, intervento rischioso", disse il medico. E lui, al diavolo la chirurgia, se la tenne quella voce. Per fortuna. Era il 1996 quando andò in pensione, dopo una radiocronaca al Sant'Elia di Cagliari, dove si tolse grandi soddisfazioni quando descriveva i gol di Gigi Riva al punto di materializzartelo davanti ai nostri occhi. Che fuoriclasse!