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"Faremo tre innesti"
Il patron del Napoli parla del mercato azzurro: "Gonalons? Non parlo con Aulas. Reina? Stiamo discutendo. Credito e fiducia a Benitez".

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03 Giugno 2014 -- De Laurentiis a tutto campo sul mercato del Napoli. In mattinata a Roma intervenendo alla presentazione del libro 'Il Calcio conta, annuario di infografiche nel Pallone' scritto da Michele Uva, Gianfranco Teotino e Niccolò Donna al Foro Italico e in serata ad Amalfi per il premio Football Leader, il presidente azzurro ha fatto il punto sulle strategie per la prossima stagione: «Confermiamo la volontà di fare tre innesti, come sempre siamo work in progress. Ma soprattutto diamo credito e fiducia a Benitez che è un grande allenatore su cui abbiamo scommesso l'anno scorso».

GONALONS - "Aulas mi ha mandato un sms, ma io con lui non ci parlo più, Gonalons me lo devono portare su un piatto d'argento - ha spiegato a chi gli chiedeva se fosse ricominciata la telenovela-Gonalons con nuove trattative con il numero uno del Lione Jean-Michel Aulas - con Aulas non parlo più, ci ho parlato fino alla noia lo scorso inverno. Se vuole venderlo deve farlo alle nostre condizioni, altrimenti il giocatore resti pure a casa sua. Anche perché il suo agente è socio di Aulas e fa gli interessi del club".

MASCHERANO - "Non sono contro l'arrivo di Mascherano, ma se l'operazione Mascherano mi costa 40 milioni per tre anni dico no - ha detto poi De Laurentiis - Poi bisogna vedere che succede a Barcellona. Perché se magari Mascherano capisce che lì non gioca più con continuità, allora le carte migliori in mano ce le ho io. Data la sua età non sarebbe un affare, ma un investimento a morire. Dipende dal Barcellona e da cosa vorrà fare: se lo devono far marcire in panchina è meglio che ce lo cedano in prestito per rilanciarsi esaltato dall'ambiente di Napoli magari per poi tornare al Barcellona". De Laurentiis ha poi fatto un paragone cinematografico per spiegare il ragionamento che fa sul centrocampista argentino: "Se dico a un regista, 'vuoi Brad Pitt per un film?', lui subito mi dice di sì. Ma magari io poi vedo un attore giovane in una serie tv, gli trovo il contesto giusto e faccio tre volte bingo perché è più giovane, l'ho pagato meno e magari gli faccio fare anche i film successivi".

REINA - De Laurentiis ha confermato poi anche che la trattativa per tenere Reina è in corso: "Ho detto che i contratti si fanno in due perché se c'è lecita convenienza bilaterale si va avanti. Noi abbiamo anche Rafael ma io contratto con Reina perché Benitez sa utilizzare tutta la rosa. Basta vedere il lavoro fatto con Henrique".

SANDRO - Il numero uno azzurro non si è sbottonato su Sandro: "Di nomi se ne sono fatti tanti in questi ultimi giorni, ma nessuno sa realmente chi stiamo puntando io, Benitez e Bigon. Si può fare una grande squadra agendo con interesse e senza svenarsi. Abbiamo bisogno di un centrocampista e di una seconda punta avendo già preso un centrale difensivo. Poi bisogna vedere quali saranno le uscite perché se ci saranno cessioni importanti, arriveranno giocatori importanti".

PROBLEMI CALCIO - De Laurentiis ha parlato anche dei problemi del calcio italiano: "Una Federcalcio matrigna, da noi finanziata, e i connubi tra Lega e Figc, ci hanno portato a un calcio figlio di un dio minore a livello europeo. Nel 1986 le squadre in serie A erano 16 perché l'Europa League? Perché non portare la Champions a sei squadre per Italia, Spagna, Germania, Inghilterra? Perché cercare di far fratturare le ginocchia e le caviglie a giocatori sottoponendoli a tante partite? Perché rinnegare il pensiero condivisibile di chi è proprietario di tv e dice che 'tutte queste partite ci pesano, non le vogliamo, ci costano'? È un tavolo che deve essere aperto". De Laurentiis poi ha parlato del presidente federale Giancarlo Abete, "una persona a modo e colta, che ha messo faccia e tempo e ha creato grande passaggio storico". "Vive in maniera antica i castighi che deve propagare a chi lo finanzia - ha rilevato -. Ho saputo che ha castigato la Serie A, non ascoltando, e all'improvviso ha abolito le comproprietà. La Figc ha sempre voluto mantenere la mano sulla testa del calcio italiano. Serve guardare verso il futuro e creare un'economia del calcio che permetta ai presidenti di essere veri imprenditori, l'Inghilterra ad esempio sta diventando preda dei cinesi di tanti soldi poco chiari". (FONTE:CorrieredelloSport)