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Ultrà 'Genny a carogna' ha dato ok alla finale
Il capo ultrà ha partecipato alla convulsa trattativa che ha preceduto l'inizio dell'incontro, ritardato di 45'.

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04 Maggio 2014 -- Si chiama Gennaro De Tommaso, ma nell'ambiente del tifo partenopeo molti lo conoscono come 'Genny a carogna', il capo ultrà del Napoli che ha mediato con dirigenti e forze dell'ordine prima dell'inizio della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina con la curva partenopea, inizialmente contraria a giocare, che ha dato il suo assenso ma con l'impegno di rimanere in silenzio. Secondo quanto si apprende da fonti investigative De Tommaso sarebbe figlio di Ciro De Tommaso, ritenuto affiliato al clan camorristico del Rione Sanità dei Misso. La sua leadership nella curva è nota da tempo: dapprima come capo del gruppo dei 'Mastiffs', e successivamente alla guida dell'intera curva A del San Paolo.

Seduto su una grata della curva Nord, il capo ultrà ha partecipato alla convulsa trattativa che ha preceduto l'inizio dell'incontro, ritardato di 45' dopo che la curva del Napoli, preoccupata per le notizie allarmanti sui tre tifosi partenopei feriti, sembrava contraria a che si iniziasse a giocare. È stato lui, riconoscibile per un vistoso tatuaggio su tutto il braccio destro, che ha parlato col capitano del Napoli Hamsik, scendendo sul campo di gioco; ed è stato ancora lui, con ampi gesti, prima a chiedere il ritorno della calma in curva da cui erano state lanciate alcune bombe carta, e poi a dare l'assenso all'inizio della partita quando i funzionari delle forze dell'ordine sono andati sotto gli spalti per comunicare la decisione di giocare.

Sulla t-shirt nera dell'ultrà le scritte in giallo 'Libertà per gli ultras' sul retro, e 'Speziale libero' davanti. Quest'ultima scritta si riferisce ad Antonino Speziale, l'ultrà del Catania che sta scontando otto anni per l'omicidio preterintenzionale dell'ispettore di polizia Filippo Raciti avvenuto il 2 febbraio del 2007 durante i disordini che scoppiarono allo stadio Massimino di Catania in occasione di un derby col Palermo. Destò clamore, nel novembre del 2012, l'episodio che vide protagonista l'attaccante del Cosenza Pietro Arcidiacono che dopo un gol esultò esibendo la maglia "Speziale innocente" salvo poi chiedere scusa alla vedova Raciti. Per quel gesto Arcidiacono fu punito con la misura del Daspo per tre anni. (FONTE:CORRIEREDELLOSPORT)