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De Sanctis: "Sarà un grande Napoli".
Il portiere azzurro dal ritiro dell'Italia in Polonia: «Sono ottimista sul rinnovo del contratto.»

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06 Giugno 2012 -- E’ la Nazionale dei grandi messaggi e Morgan De Sanctis, portiere sindacalista di questa squadra, racconta la mattinata trascorsa ad Auschwitz: «Durante la visita e anche dopo le sensazioni erano quelle di un silenzio totale, quasi surreale, c’erano uno sgomento profondo e un assoluto rispetto. Da questa visita scaturisce impegno, dobbiamo sforzarci a conservare il ricoprdo, a consegnare alla memoria delle generazioni future le atrocità commesse in questi luoghoi. E’ giusto che si debbano combattere discriminazioni di qualsiasi tipo, ma ancora meglio è che non si verifichino più. Nella visita non si rimane molto sorpresi, ma toccati. Il momento più forte sono state le testimonianze dei superstiti, sentire delle mani che si staccano dai propri figli sono cose che fanno parte di un’esperienza di vita importante».

Lei dice: conservare il ricordo e non abbassare la guardia. Ma c’è intolleranza anche nel calcio.
«E’ vero, il mondo dello sport spesso ha prodotto episodi spiacevoli, ma è un mondo nel quale gli esempi positivi e le integrazioni sono maggiori. Ad altissimi livelli abbiamo il dovere a lanciare messaggi positivi».

Questa è la seconda volta che la Nazionale trasmette un messaggio forte, dopo quello di Rizziconi
«Gioco da professionista da 18 anni, capisco la necessità mediatica di esaltare alcuni atteggiaenti negativi di cui spesso si rendono protagonisti i miei compagni di squadra e i miei colleghi, ma gli esempi positivi che lanciano anche in modo silenzioso sono tanti e qui esce la mia anima da sindacalista. Quando vengono fuori cose positive esaltatele come fate con quelle negative».

Non è che qualcuno pretende un po’ troppo da voi?
«Non mi sento carico di responsabilità. Certe volte essere all’altezza della perfezione ti crea delle responsabilità. Potrei fare riferimento a quanto successo a Buffon. Il nostro gruppo è portatore di messaggi sani».

Temete i cori durante la partita contro Balotelli? Prandelli ha detto: “entreremo in campo”. ne avete parlato?
«Non c'è bisogno di parlarne. Noi possiamo controllare messaggi nostri, ma non avere la presunzione nè l’ambizione che qualunque tipo di reazione dipenda da noi. Su Balotelli non c’è stato nessun tipo di riferimento. Certe volte non si fischia Mario per ragioni particolari, ma magari perché non è simpatico a qualcuno, come succede anche ad altri. E’ compito vostro selezionare con attenzione».

I reduci da Auschwitz hanno detto che piacerebbe loro vedere i nazionali che escono dallo stadio davanti a uno striscione razzista. Siete pronti a farlo?
«Il vero salto di qualità è che non succeda».

Ma sareste pronti a farlo?
«La domanda è legittima, ma mi auguro che non succeda. Potrebbe anche succedere, ma non solo noi, magari anche l’arbitro, però andiamo molto in là».

Un messaggio per le zone colpite dal terremoto.
«Io sono abruzzese e posso testimoniare come la vicinanza alle popolazioni colpite sia importante subito ma anche dopo, non bisogna allontanarsi. Ci sono delle iniziative per le raccolte di fondi, basta telefonate al 45500, un sms 2 euro. Bisogna rimanere costantemente vicini a quelle popolazioni».

Domenica l’esordio con la Spagna
«Siamo conapevoli dell’importanza di questa partita, è una delle candidate alla vittoria».

Poi Croazia e Irlanda
«C’è tempo per pensare alle altre due gare. In Siudafrica facevano tutti lo stesso tipo di discorso, si parlava di avversari abbordabili e poi sappiamo quello che è successo. Non sottovaluteremo nessun tipo di avversario».

Le piace Cracovia?
«Ambiente accogliente, stadio molto bello. Ai miei compagni dicevo che sarebbe bello se almeno metà delle squadre italiane avessero stadi come quello dove ci alleniamo».

Come ha visto Buffon?
«Siamo concentrati sull’obiettivo. Il fatto di essere arrivati in terra straniera, ha aiutato il gruppo a concetrarsi».

Italia favorita?
«Siamo favoriti come altre 5-6 squadre, qualcuna lo è di più, qualcuna di meno. Adesso non stiamo ottenendo risultati, ma c’è molta differenza fra le partite ufficiali e le amichevoli, contiamo dal 10 giugno di fare ottime prestazioni».

Come ha superato il problma dei due gol presi contro la Russia?
«Quei 45' non mi hanno soddisfatto, però la considerazione non si riferisce solo al sottoscritto. La squadra è incappata in una serata storta, anche se il risultato è stato troppo pesante, l’insegnamento è che dobbiamo migliorare nell’equilibrio di squadra. Abbiamo dato la sensazione di poter segnare, ma anche di subire gol e questo ci deve far riflettere, bisogna avere più equilibrio: chi arriva in fondo è chi si sa difendere meglio, anche se in fase offensiva non è fortissimo. Quanto ai gol subiti, io guardo avanti: se avessi parato 5 rigori avrei parlato comunque della squadra, non del singolo e poi non catalogo quelle reti come errori personali».

Difesa a 3. Si cambia: è giusto?
«L’aspetto tattico deve essere affrontato dal nostro allenatore; da parte nostra c’è completa disponibilità. Molti giocatori, come noi del Napoli, sono forti di certezze conoscendo il 3-5-2, queste sono conoscenze utili durante la competizione».

Non c’è Paolo Cannavaro, che a questo punto avrebbe fatto comodo.
«Prandelli ha sviluppato un lavoro che per due anni ha dato ottimi risultati, nessuno si poteva immaginare che nelle ultime tre amichevoli venissero fuori tanti problemi. La riflessione che ha fatto il ct sul cambiamento è positiva, vuol cercare di ottimizzare la situazione pensando alla squadra e prendendosi anche il rischio di far dire che ha sbagliato alcune scelte iniziali».

Se la sconfitta con la Russia fosse arrivata prima delle convocazioni, magari Cannavaro sarebbe qui.
«Paolo è compagno e mio capitano: un mio parere su di lui sarebbe fuori luogo».

Sta trattando il rinnovo del suo contratto. A che punto è?
«Sono molto ottimista».

Intanto il Napoli ha riscattato Pandev
«Sono fiducioso: il club del Napoli costruirà una grande squadra».

Il grande calcio della Spagna è ancora al top?
«Era facile pronosticare che il calcio spagnolo sarebbe arrivato al vertice. L’unico rammarico è che certe volte la linea fra vincere e non vincere è davvero sottile: se ai rigori del quarto di finale di Vienna avessimo vinto noi, il ciclo della Spagna non sarebbe stato così trionfale con Europeo e Mondiali vinti».

Avete paura della Spagna?
«Paura non è il sentimento giusto, ci sarà rispetto da parte nostra e loro».

A cura di Alberto Polverosi
Fonte:CorrieredelloSport.it