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Bocchetti, l'amarezza di un napoletano
Il difensore azzurro racconta come vive il difficilissimo momento sportivo e personale

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24 Aprile 2003 -- Il dolore sincero del tifoso prende il sopravvento sul rammarico del calciatore che vive una stagione sportiva terribile, l'amarezza del napoletano sopravanza la difficoltà del calciatore del Napoli.

In una bellissima intervista rilasciata all'emittente radiofonica KissKissNapoli, Antonio Bocchetti ha interrotto il suo personale silenzio stampa, offrendo ai tifosi uno squarcio di quello che oggi vuol dire per un calciatore napoletano, cresciuto nel Napoli e tifoso della squadra della propria città, trovarsi a lottare per evitare la più ignominiosa onta per la squadra della propria città.

"Provo tanta amarezza - racconta Bocchetti - perchè non ci aspettavamo di dover lottare per evitare la serie C. Per me che sono napoletano tutto diventa più difficile. Io cerco sempre di fare di più, cerco sempre di dimostrare che onoro e sudo la maglia e forse per questo sono il primo a sbagliare, a commettere più errori".

Spesso criticato, bersagliato dai fischi del tifo nell'ultima partita giocata al san Paolo contro il Genoa, Bocchetti non si sottrae alle proprie responsabilità, ma con umiltà chiede ai tifosi di stare vicini alla squadra in questo momento delicatissimo: "Io sono rammaricato di tutto questo e sono consapevole del dolore che provano i tifosi e capisco quando fischiano e contestano, ma io non posso fare altro che continuare a chiedere loro di starci vicino, perchè in questo momento abbiamo bisogno del loro aiuto, loro sono la nostra arma in più".

Quella di Bocchetti è una confessione sincera sullo stato d'animo che coinvolge la squadra, che - racconta - evita di farsi vedere per strada, non per paura, ma per la "vergogna" che deriva dalla consapevolezza di arrecare tanta sofferenza ai propri tifosi, che nel caso di un giovane calciatore napoletano vuol dire i propri concittadini, gli abitanti del proprio quartiere, forse anche gli amici nella vita privata.

Nessuna recriminazione, comunque: "Questo è il nostro mestiere, e conosciamo come vanno le cose. Quando si vince tutto va bene, mentre quando le cose vanno male allora c'è freddezza nei nostri confronti. Adesso comunque, per tutti noi della squadra tutto il resto viene al secondo posto. Ciò che conta è salvare il Napoli, un obiettivo che è diventato importante".

Bocchetti prova anche a ragionare sulle ragioni che hanno prodotto la sciagurata stagione: "Anzitutto c'è stato un fatto psicologico, perchè l'anno scorso siamo arrivati quinti e quest'anno invece ci siamo trovati subito in fondo alla classifica. Noi abbiamo gente che ha fatto bene in serie A, e gran parte della squadra non è mai stata abituata a lottare per non retrocedere. Poi l'ambiente napoletano non era preparato a questo tipo di campionato: a Napoli è più facile fare le vittorie per andare in A che fare le vittorie per salvarsi. Quando la situazione di classifica è cominiciata a farsi pesante, abbiamo poi pensato di fare sempre di più, anche di strafare e questo ci ha portato a sbagliare ancora di più".

Ma nelle parole di Bocchetti c'è anche tanta vogli di riscatto, a partire dalla gara con la Salernitana: "Vogliamo dimostrare a tutti che ci siamo, che siamo gente che vuole lottare, che siamo pronti a dare battaglia".

E quando gli viene ricordato l'interessamento del Chievo e la dichiarata intenzione di Gigi Del Neri di portarlo a giocare a Verona, Bocchetti replica: "Mi lusinga l'interessamento di una squadra di serie A, ma io sto bene a Napoli, ho un contratto fino al 2006". Poi, infine, un moto d'orgoglio campanilistico: "Io sono di Napoli, qui c'è la mia famiglia e soprattutto qui c'è il sole, mentre al Nord invece non c'è".