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E’ duello Zalayeta-Denis
L’uruguaiano è tornato a graffiare in allenamento e si candida per il posto di centravanti che nel frattempo è stato dell’argentino

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04 Marzo 2009 -- E adesso, a voi due: alla fisicità dirompente d’un carroarmato e a un famelico panterone che s’aggira per Castelvolturno, alla prepotenza d’un tanque stufo di starsene in sosta vietata e alla bramosia d’un animale d’area di rigore appena riemerso da una foresta di guai. Il bimestre più terribile dell’ultimo quinquennio napoletano è alle spalle ma per uscire dal pantano e rimettersi in direzione Uefa serviranno muscoli d’acciaio e cuori da lanciare al di là degli ostacoli. Marcelo Danubio Zalayeta è tornato ritemprato nel fisico e nel morale, dimentico della malasorte che dal 9 marzo dell’anno scorso gli ha fatto compagnia, e per scacciare gl’incubi d’un anno esatto vissuto tra sala operatoria, riabilitazione, ripresa e impedimenti vari, s’è presentato a Castelvolturno con un gollazzo dal sapore aromatico. L’ultima esultanza si perde nella notte dei tempi e quel ruggito contro la Sampdoria datato 9 novembre cioé centoundici giorni prima, quando arriverà la Lazio - è una contraddizione in termini con il primo semestre partenopeo, otto gol e il primato personale frantumato, pensando d’avere dinnanzi a sé ancora un terzo di campionato mentre invece, tra le inside del destino, c’era un intervento chirurgico e uno stop di cinque mesi.

La sfida è lanciata e German Gustavo Denis l’hacolta a modo suo, nel martedì anche un po’ tattico del Napoli che aspetta la Lazio per uscire dal tunnel dal quale è stato inghiottito: segna Zazà, risponde el tanque, in un duetto a distanza che annuncia una vigilia intensissima e all’insegna del ballottaggio e che punta a scuotersi dall’immobilismo che acceca pure l’argentino, fermatosi a quota sette contro il Lecce: novantuno giorni sono tanti, troppi per chi in dodici mesi tra Apertura e Clausura - in Argentina ¬ne ha fatti 27; per chi in sedici giornate del campionato italiano ne ha comunque segnati sette, ai quali aggiungere i timbri in Intertoto (al Vllaznia), quelli nella qualificazione Uefa (al Benfica) e qualche assist sparso qua e là (in Grecia per Bogliacino, con il Panionios per Hamsik per cominciare). L’uno e l’altro pari sono nelle gerachie interne e se Zalayeta ha una conoscenza maggiore, più diretta, sicuramente maggiormente approfondita della filosofia di Reja e dei suoi approcci alla fase offensiva, Denis offre una struttura totalmente solida dal punto di vista fisico e psicologico, non avendo preoccupazioni da fronteggiare nello scatto e nello stacco.

Napoli-Lazio è ancora all’imbocco del viale d’una settimana densa di significati, un passaporto per la zona¬Uefa ancora abbordabile ma anche il desiderio di rivincita che anima Denis & Zalayeta, nemici carissimi per un posto da titolare ma amici a prescindere, fuori e dentro al campo, legati nella buona e nella cattiva sorte da una stagione doubleface. Il Denis che combatte a denti stretti e che muove i cingoli ha il desiderio di arrivare in fretta in doppia cifra e rimuovere le perplessità che lo hanno a lungo accompagnato nel suo percorso partenopeo; e lo Zalayeta restituito a Reja è un panterone ingabbiato dagli 890 minuti giocati a spezzoni - meno di dieci partite intere - per colpa di quella torsione sbagliata con la Roma, valsa sofferenza e attesa. Un anno dopo, c’è una storia da ricominciare. Denis o Zalayeta: nessuno è di troppo.
A Giordano
C.d.S.