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Napoli, festa grande.
In 20mila per l'allenamento al San Paolo. Entusiasmo Denis che si lancia tra la folla.

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24 Luglio 2008 -- Quando i giocatori spuntano dal sottopassaggio, il San Paolo ha un sussulto: i ventimila stipati nei distinti si fermano per un attimo di silenzio smarrito, poi è solo esplosione di gioia. I ventimila sembrano ottantamila: cori e applausi, e il suono forte, incessante, delle trombe a gas comprate per l’Italia degli Europei e mai usate, perché quella festa non c’è stata mentre la festa del Napoli è appena cominciata. Primo allenamento in città, porte aperte al San Paolo. «Eccoli, eccoli, qual è Denis? Fatemelo vedere...». L’argentino si guarda intorno smarrito, sente il suo nome gridato forte, saluta, riceve in cambio un’altra esplosione di applausi, cori.

L'argentino non sta nella pelle, gioca la partitella e guarda gli spalti. Segna tre gol e indica la folla. Poi smette di giocare e si lancia nelle braccia della gente di Napoli. Si avvicina ai tifosi, firma qualche autografo, raccoglie una, due, venti sciarpe azzurre e le mette tutte al collo. Poi non si trattiene, scavalca la recinzione e va a ricevere, da vicino, l'abbraccio di Napoli. Lo tirano fuori a forza dalla gente. Lui per un po' resta a godersi applausi e cori, poi ci riprova: scavalca e va dalla gente. È una follia, una meravigliosa follia calcistica. Per la squadra dovrebbe essere il primo contatto con il prato di Fuorigrotta, per preparare il ritorno con Panionios di sabato sera. Diventa un happening di emozioni azzurre, con i giocatori travolti dalla gente e dell’imponenza dello stadio.

Si gioca una partitella con i ragazzi delle giovanili per dare al pubblico emozioni vere. Ma, prima che la gara abbia inizio, la squadra chiede il permesso all'allenatore di andare a salutare il popolo di Fuorigrotta. I giocatrori si mettono uno di fianco all'altro, spalle alle tribune vuote, e avanzano lentamente verso i distinti, unico settore aperto e pieno come un uovo. Venti passi per arrivare fin sotto ai distinti. I giocatori del Napoli avanzano con le mani alte e applaudono la gente. Il popolo azzurro impazzisce di gioia e ricambia l'applauso con un’ovazione. Due striscioni scritti a pennarello sulle lenzuola: uno è per Pià, l'altro per Denis «Tanque portaci in Europa», con il disegno ben fatto di un carro armato, il tanque, appunto. La gente ha soprattutto voglia di conoscere i volti nuovi: Denis, Maggio, Rinaudo.

Il bomber argentino, naturalmente, è il più gettonato: «Denis, quest’anno devi fare 30 gol», urla un signore di mezz’età che s’emoziona come un adolescente. Un gruppetto di ragazzine fra i tredici e i sedici anni ha già eletto il sudamericano nuovo sex simbol del Napoli: «Mamma mia quant’è bono...» e proseguono con altri commenti decisamente più trash, quasi tutti incentrati sui glutei del calciatore. Lo stadio esplode quando Denis va in gol: il San Paolo urla come se fosse una partita vera. Denis è già, ufficialmente, il nuovo idolo della città. Tutto intorno al San Paolo c’è aria da grande evento, da concerto rock. Bancarelle con salsiccia e friarielli, banchetti con sciarpe, cappelli, gadget d’ogni genere, ma rigorosamente non ufficiali.

In bella mostra le nuove maglie con il numero nove e la scritta Denis: 10 euro per quelle di qualità scadente, fino a 25 per quelle che «sono tali e quali a quelle ufficiali, solo che le facciamo noi...». Papà con bimbi in «pellegrinaggio», adolescenti in cerca di un contatto con gli eroi del pallone, ragazzine estasiate dalla bellezza dei giocatori. E tanti uomini e donne di mezz’età, alcuni ancora in giacca, cravatta e borsa professionale: i ventimila che danno il benvenuto al Napoli sono belli ed emozionati, proprio come i ventidue che stanno sul prato e si aspettavano una bella accoglienza (preceduta dall’abbraccio di trecento tifosi nel primo pomeriggio all’aeroporto di Capodichino). Ma non pensavano che fosse così clamorosa.

A cura di Paolo Barbuto (ilMattino)