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“Archiviare la vittoria e pensare al futuro”
Marino ringrazia i tifosi ed il tecnico, ma invita a restare coi piedi per terra.

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03 Settembre 2007 -- “Dobbiamo crescere, questa è solo una tappa di quella che possiamo dire una crescita evolutiva del progetto Napoli, ma da qui a paragonare questi giocatori a quelli dell’epoca ‘maradoniana’ ce ne passa. Quindi prepariamoci a sostenere questa squadra quando verranno i momenti meno belli, così come hanno fatto i tifosi dopo la sconfitta casalinga con il Cagliari, comunque grazie per i complimenti”. Sono state queste le prime parole di ringraziamento del direttore sportivo del Napoli Pier Paolo Marino, intervenuto in diretta telefonica a Radio Goal.

“L’Udinese è una grande squadra, ha dei giocatori che sono dei nazionali e per il Napoli è stato un bel banco di prova, ma ora bisogna archiviare questa vittoria e pensare al futuro – ha proseguito Marino - Il Napoli porterà avanti quel processo di crescita da quando ci hanno fatto fare il mercato libero, cioè dal gennaio del 2005 ad oggi. E’ un Napoli che sta crescendo progressivamente. Noi abbiamo parlato di un Napoli in Europa in 5 anni ed ora siamo al quarto anno. Secondo alcuni il Napoli gioca meglio in trasferta perchè non deve costruire il gioco, ma io dico che non è così, perchè la Coppa Italia, dove sono venute formazione di B e di A per difendersi, ci ha dimostrato che abbiamo fatto 8 gol e ne abbiamo subito solo 2. Io dico che è la partita di Cagliari che è stata una partita a parte, col rigore molto dubbio che ci è stato concesso contro, il palo di Hamsik, qualche occasione di rigore dubbio per noi che non ci è stata data, poi loro hanno fatto un solo tiro in porta difendendosi per tutta la gara ed è stato diverse volte Fortin bravo a respingere i nostri tiri”.

“Questa cosa che il Napoli poteva sbloccarsi da un momento all’altro non lo avevamo intuito solo io e Reja, ma anche i tifosi che hanno applaudito dopo la sconfitta col Cagliari ed in coppa Italia, tre giorni, dopo sono venuti in 35mila. Io ho avuto dal Presidente un budget illimitato – ha detto Marino parlando della campagna acquisti - però devo fare la questione che non posso prendere un giocatore da 20 milioni di euro che guadagna 3 milioni netti di euro all’anno in una squadra dove c’è gente che viene dalla serie C, come Grava che ieri ha debutto in serie A, e metterlo lì dentro come un corpo estraneo, io invece devo mettere un vaso, creare un giardino dove poi si possono mettere anche le rose ed i tulipani e questo stiamo facendo. Infatti, se andate a vedere l’età media dei centrocampisti dell’Udinese e quelli del Napoli sono similari, cioè sui 22, 23 anni”.

“Sullo 0 a 0 quando il Napoli non stava ancora vincendo è uscito uno striscione che rimarrà scolpito nel mio cuore per sempre, perchè dopo 8 campionati hanno sintetizzato il loro pensiero in quello striscione, questo mi lascia sereno perchè dimostra che il tempo è galantuomo ed alla fine i valori di una persona alla lunga vengono fuori. Il calcio da dei risultati quando si segue una linea data dall’esperienza guadagnata sul campo, perchè non è che mi riconosco delle doti particolari se non quelle di avere un po’ di esperienza e non ripetere gli errori commessi in passato”.

“Stavolta – ha concluso Marino - non getto acqua sul fuoco oltre misura perchè i tifosi del Napoli la prova di maturità la hanno data domenica scorsa quando in 41mila, dopo una sconfitta in casa per 2 a 0 e dopo che il Napoli non perdeva in campo da 3 anni, hanno applaudito. Questo non accade dappertutto e non accade che abbiano ragione perchè poi sono venuti in 35mila in Coppa Italia contro il Livorno e poi dopo si ha questo risultato di Udine dove tutti ci davano come vittima sacrificale contro l’Udinese che aveva messo in difficoltà l’Inter e poi andiamo noi a fare un a passeggiata. I complimenti vanno anche a Reja, perchè è lui che è il motore di questo lavoro di scouting che facciamo, perchè se non ci fosse lui che da buon padre di famiglia mette al meglio le risorse che gli portiamo, tutto il lavoro che facciamo sarebbe vanificato”.