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Napoli in A: Cresce il giro d´affari del club
Gadget, sponsor, biglietti, diritti tv: una multinazionale da 100 milioni

27 Agosto 2007 -- Ventitrè milioni di euro spesi sul mercato diventano un investimento con pochi rischi se una società può contare su ricavi pari a 75 milioni di euro. Che il Napoli in serie A fosse un business di introiti e di indotti per tutti (dalla Lega Calcio sino agli ambulanti) era chiaro, ma le cifre che emergono dai primi conti sono di certo confortanti. Per non parlare dell´indotto, legale e no: magliette, sciarpe, cappellini, gadget, trombe e quant´altro: un affare strepitoso per il mercato del falso. Il giro di introiti è difficilmente quantificabile, ma sono milioni di euro.

De Laurentiis, poi, non risparmia energie economiche per la sua nuova creatura (di appena tre anni), né ha posto limiti di budget per operare sul mercato, ma la sua generosità trova pari riscontro in un appeal che il Napoli conserva a distanza di sei anni dall´ultimo campionato disputato in serie A. La crescita di ricavi rispetto alla serie B è sensibile, per non dire notevole. Il fatturato del Napoli in massima serie dovrebbe alla fine dei conti aumentare del 50% rispetto a quanto si incassava nel torneo cadetto. La voce più interessante è ovviamente quella relativa ai diritti televisivi: il club di De Laurentiis ha sottoscritto con Sky e con Mediaset Premium due contratti biennali: dal 2010 si passa infatti alla contrattazione collettiva. L´incasso è più che buono: per ciascun campionato 32 milioni circa sono garantiti dall´emittente satellitare e 7 da quella digitale. A essi vanno aggiunti gli introiti provenienti da 3Italia che ha l´esclusiva delle gare del Napoli sul "tivufonino".

Il pallino di De Laurentiis è però legato ai diritti tv da vendere all´estero: il campionato inglese ottiene ricavi sensazionali, maggiori rispetto a quelli interni, la serie A italiana invece quasi per nulla. Per ora infatti anche quelli del Napoli risultano invenduti (dopo un tentativo andato a vuoto con Rai International). A breve il presidente - oltre al varo di un Napoli Channel - sfrutterà la banda larga di internet anche per produrre da solo la cessione all´estero delle gare del Napoli, magari proprio attraverso il sito ufficiale. Dalle radio e dalle televisioni locali, invece, si ricaverà al massimo 500mila euro. Non così dagli abbonamenti: la stima finale è di 9 milioni di euro con riferimento a 30mila fedelissimi, quota che verosimilmente sarà raggiunta a breve (per adesso siamo a 20mila). Gli incassi, è risaputo, dipendono dai risultati, ma prevedere 8 milioni per 19 gare più quelle di Coppa Italia (tre sono garantite) non è utopico.

Certi anche gli introiti dalle sponsorizzazioni: 5 dall´Acqua Lete, main sponsor, 4,5 dalla Diadora (sponsor tecnico) e almeno 3,5 dagli altri sponsor-partner, che però sono destinati ad aumentare in numero e qualità di partnership. Infine altri 3,5 milioni arriveranno dai sicuri contributi della Lega Calcio e dai più che probabili ricavi del marchandising, settore in continuo sviluppo secondo un preciso imprimatur di De Laurentiis.

Il Napoli in A, insomma torna ad essere una gallina dalle uova d´oro: la pioggia di milioni, se ben amministrata, potrà entro pochi anni consentire alla società azzurra di autofinanziarsi, così come accade per i più grandi club europei e così come è nei desideri del patron della Filmauro. Anche questo significa raggiungere i vertici del calcio europeo.

Articolo tratto da L'Espresso
Dario Sarnataro