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Reja, tutto per il Napoli
I giorni più importanti della sua carriera: «Come scalare lo Zoncolan»

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01 Giugno 2007 -- « Questo finale di campionato mi sembra lo Zoncolan. Lo scali, lo scali, e non vedi mai la cima. Che fatica. Quella montagna l’ho fatta in bici da ragazzo: è durissima, quasi quanto la nostra scalata alla serie A. C’è sempre qualcuno alle spalle che non molla, diamine » . Edy Reja ha appena terminato di assistere in tv alla tappa più dura del Giro d’Italia. Si confida con un dipendente dell’albergo dove alloggia da due anni e quattro mesi. Sono diventati amici, ormai. Reja fa campo e albergo, albergo e campo. E’ di casa nel resort di Castelvolturno dove nel tempo libero per scaricare la tensione prende la sacca con le mazze da golf, sale sulla macchinina elettrica, e raggiunge le diciotto buche che avvolgono come una cornice i tre campi di allenamento del Napoli. Green, pineta, mare, la solitudine che ti fa stare bene con te stesso.

Il relax - Reja è assorto nei suoi pensieri da settimane, da mesi. E da tre giorni non pensa ad altro che alla gara con il Lecce. Solo a quella. Non all’ultima con il Genoa e neanche alle altre che vedono impegnate Piacenza e Rimini, le prime inseguitrici per il discorso play-off. Le voci sul suo futuro lo sfiorano a malapena: « Con De Laurentiis e Marino il rapporto è quotidiano. Si parla, ci si confida, si fanno tante valutazioni. Un rapporto leale, trasparente. Molto franco tra di noi ». Gli sta al fianco la moglie Livia, la ragazza che Fabio Capello gli presentò ai tempi della Spal e che poi sposò, occhi azzurri e capelli rossi, una donna determinata quanto discreta. Non poteva mancare proprio lei che ha girato l’Italia per stargli al fianco e che lo spinse ad allenare piuttosto che ad aprire un negozio di articoli sportivi, nella settimana più delicata alla guida del Napoli.

Il cuorePer Reja sono giorni emotivamente coinvolgenti e allo stesso tempo impegnativi. Centrare una doppia promozione alla guida di una società così blasonata significa coronare una carriera già impreziosita da tre promozioni in B e una mancata allo spareggio con il Toro. Cova dentro una grande sete di rivincita. Ha sopportato le critiche più feroci. Ha incassato plateali reazioni da parte di alcuni suoi calciatori. Ha sempre fatto finta di nulla per amore del Napoli. E in questi giorni pensa a raggiungere solo la vetta del suo Zoncolan perchè non vede l’ora di liberarsi di tutti quei sassolini dalla scarpa. « Poco spettacolo? Pochi gol? Andatevi a rivedere cosa hanno combinato le mie squadre nel passato. E come giocavano », ha detto nei momenti d’ira piena.

Il carattere - Ama il mare e la bellezza della natura. Non sembra un goriziano per come si porge alle persone semplici e vere come lui, figlio di contadini, vissuto in zona di confine martoriata dalla guerra. Ma di Napoli ha apprezzato le bellezze artistiche, la storia, la cultura. « La Napoli sotterranea, le cave di tufo, il primo acquedotto, i Decumani. Più che via Caracciolo mi piace immergermi nel ventre della città antica ». Ma è da tempo che non s’affaccia più in centro. Ha preferito la full immersion nei problemi del Napoli che sono così importanti per lui da valere una carriera intera. Reja sa di poter scrivere il suo nome nel libro della rinascita del club e non pensa ad altro che al Lecce. Poi avrà modo e occasione per tuffarsi nella Napoli che vive e palpita per la serie A. E allora quel giorno potrà raccontare le sofferenze patite e sfogarsi. Ora non ancora.
Rino Cesarano