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'Napoli non mollare, voglio la serie A'
De Laurentiis carica Reja e la squadra: dopo due anni di successi centriamo questo obiettivo

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08 Maggio 2007 -- Il momento è complicato. Lo dicono i sorrisi di De Laurentiis. Lo confermano le pacche sulle spalle, i buffetti consolatori che il presidente riserva ai giovanotti azzurri, tutti assieme a pranzo su una nave. L’allegria, si vede, si sente, è un po’ forzata, ma c’è Guido Lembo con la sua chitarra caprese che almeno in parte stempera l’aria mesta e i silenzi della squadra. E poi, sono già passati due giorni dalla sventurata trasferta mantovana e De Laurentiis ha avuto modo di ripiegare la sua delusione per quel secondo posto perso malamente. La delusione, non la preoccupazione. Al suo Napoli, però, nel giorno dell’incontro con gli sponsor a oblò rigorosamente chiusi, non riserva toni duri, aspri, da cartellino giallo. Tutt’altro. Consapevole dalla delicatezza del momento, il presidente prova invece a ricucire gli strappi e le ferite. Tenta di restituire tranquillità e fiducia a tutti, insomma. «Dopo tre anni di impegno e di fatiche siamo qua, a un passo dal traguardo della A, non dobbiamo fermarci proprio adesso. Non bisogna mollare. Ho fiducia in voi. Il successo del Napoli sarà il successo di tutti», dice quando a fine pranzo prende la parola.

Del resto, con tre squalificati, un mucchio di acciaccati, parecchi scontenti, un allenatore che ora fa fatica a tener dentro le apprensioni e una squadra che mangia pallone e momentanea depressione, il presidente non può far altro che provare a rimettere assieme i cocci d’una stagione fantastica nei numeri eppure ancora incerta. Troppo grossa la posta che c’è in gioco per rischiare di buttare all’aria tutto quanto. E così nel gioco dei ruoli è a lui - che altre volte aveva riunito la squadra, anche sino a notte piena, per far sentire la sua voce ruvida e decisa -, è a lui che tocca far da salvagente. Che tocca far capire che, sì, c’è la nave e c’è pure l’orchestrina che suona, ma che non è detto che debba finir male. Ad altri, poi, il compito di cacciar via dallo spogliatoio incomprensioni, attriti e nervosismi e ad altri ancora quello di restituire la squadra a un minimo di gioco e di coraggio, di forza e di determinazione quand’è in campo.

«Non molliamo. Questa serie A la vogliamo tutti», ripete De Laurentiis. Insomma, a cinque partite dalla fine e con la squadra a metà strada tra il ballo scivoloso dei play off e la possibilità, seppur minima, di staccare la quarta di almeno dieci punti, il presidente fatti i conti sceglie la terapia della consolazione. Rimette in moto l’autostima di gruppo e guarda avanti. Guarda al futuro di un’azienda che per crescere e far crescere di molto le risorse ha bisogno di questa promozione. Altro che storie di un programma quinquennale per tornare in A. E quando guarda avanti, il Napoli non pensa solo alla squadra e all’esplosione di un marketing che viaggia a fari spenti e a porte chiuse. Pensa anche alla logistica. Allo stadio. De Laurentiis, dopo l’incontro con il sindaco Iervolino, ne ha riparlato ancora ieri con l’assessore Ponticelli. L’occasione l’incontro al San Paolo in vista dello spettacolo di Alessandro Siani (il 12 maggio) e della Partita del cuore (il giorno 28) che tiene in ansia il Napoli per ciò che potrebbe accadere al prato.

Qui il presidente azzurro, pur ribadendo la necessità della ristrutturazione urgente del San Paolo non ha chiuso le porte all’ipotesi di uno stadio nuovo. Purché non in città. Purché non a Scampia o Miano o nella zona est. De Laurentiis, infatti, resta dell’idea che un nuovo impianto non può che nascere in periferia, dove ci sono ancora spazi ampi. Magari al confine tra le province di Napoli e Caserta, più o meno dalle parti dove il Napoli ha già trasferito sede, squadra e campi per gli allenamenti.
F. Marolda
Fonte: Il Mattino