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Naldi, l'intrepido ragionatore
Il presidente del Napoli: "Non sono uno sprovveduto, porto avanti un progetto con passione, ma senza fare follie"

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21 Novembre 2002 -- Dal giorno in cui ha salvato dal fallimento la Società Sportiva Calcio Napoli, si è sentito ripetere più volte la stessa domanda: "Chi te l'ha fatto fare?".

Oggi, con la squadra in crisi e con il pubblico in rivolta, con il pallone che rischia di 'scoppiare' a livello nazionale, molti sono coloro i quali che più o meno sinceramente cominciano a temere che Toto Naldi possa mettere a repentaglio il suo patrimonio personale e familiare per tentare di salvare i colori azzurri.

A dire, il vero, questi critici, sono i medesimi che da anni ululavano contro le passate gestioni ed invocavano l'arrivo di un "napoletano coraggioso" che potesse sollevare le sorti della società di Soccavo, per 'cacciare' via ingegneri non più in grado di progettare nulla o gli improbabili imprenditori bresciani, onnipresenti in televisione, ma poi incapaci di offrire un futuro al Napoli.

Oggi che il tanto agognato "napoletano coraggioso" è arrivato, più d'uno di coloro che lo avevano a lungo richiesto a gran voce, invece di esultare storce il naso e comincia a temere (e non si capisce bene quanto interessatamente) che questo imprenditore napoletano possa essere troppo coraggioso, finanche temerario e sconsiderato.

Salvatore Naldi, però, dal canto suo dimostra massima serenità, la stessa che ha proclamato dal primo giorno in cui timidamente è entrato nel Napoli per poi divenirne il proprietario assoluto.

Giorno per giorno ha risolto problemi, ha cancellato vagonate di debiti, ha iscritto la squadra al campionato, è riuscito perfino ad acquistare quell'attaccante (Dionigi) che il Napoli attendeva da anni, ha tamponato le falle più pesanti ereditate dalle dissennate gestioni precedenti ed ora sta per ottenere anche un maxi-finanziamento di 52mila euro per liquidare definitivamente Corbelli e rilanciare e consolidare il proprio progetto.

Finora Naldi ha sempre mantenuto la parola data e dunque, non vediamo perchè non continuare a credergli, riportando alcune delle sue dichiarazioni pubblicate oggi su Il Mattino e La Gazzetta dello Sport.
"Qualcono può pensare che io sia uno sprovveduto, ma si sbaglia di grosso. Ho preparato un piano finanziario che sto portando avanti" ha detto Naldi ai cronisti e poi: "Chi vorrebbe farmi passare per dissennato stia tranquillo, ho investito e investirò soldi miei, ma non metterò a repentaglio per il caldio i sacrifici fatti da mio nonno e da mio padre. Posso investire una parte, ma non tutto".

Il concetto che Naldi porta avanti nelle interviste è il medesimo: l'intervento per salvare il Napoli non è stata una pazzia, bensì un atto "coraggioso" dettato dalla passione e dall'amore per i colori azzurri.
Il Napoli per Naldi è però un'iniziativa imprenditoriale a tutti gli effetti, rispetto alla quale continua ad attendere nuovi soci, pur essendo pronto e deciso "ad andare avanti da solo".

Nel suo progetto - ha spiegato Naldi - c'è soprattutto "la patrimonializzazione della società" che per una squadra di calcio vuol dire valorizzazione dei calciatori, a partire da quelli del vivaio, ed è per questo che con Colomba e Marchetti c'è un contratto a lunga scadenza che Naldi non intende stracciare nonostante le difficoltà in classifica.

Certo, al presidente la situazione in classifica non piace ("gli undici punti in classifica mi fanno start male"), e per questo si è nuovamente dichiarato disponibile a tornare sul mercato di gennaio, anche se gli interventi dovranno essere oculati e senza possibilità d'errore.
"Io - ha voluto precisare - non sono Moratti, non mi posso permettere di sbagliare un investimento".

Le speranze? Da quella più prossima ("vinceremo a Salerno") a quella più remota ed importante: "Da tifoso posso pure parlare di serie A, ma da presidente voglio invitare la città a stringersi intorno al Napoli, perchè c'è bisogno di tutti per uscire dalla crisi".

Infine, Naldi guarda con ottimismo anche a chi ha tirato uova marce ed arance contro la sua squadra. "Io da tifoso lanciavo i limoni in campo come portafortuna. Nessuno l'ha capito, ma domenica al san Poalo quel lancio era un fatto di scaramanzia". Impagabile.