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Reja nuovo Napoli primo
La sua filosofia: gol e spettacolo. Ma il primato della squadra è frutto di ben otto vittorie per 1-0

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13 Febbraio 2007 -- Chi parlava di mera fortuna, sta cominciando a ricredersi: il Napoli che ha raccolto un punto in più della Juve nelle ultime tredici giornate ha dei valori , anche se fa storcere il naso agli esteti. E’ squadra essenziale, pratica, a volte persino cinica. E in attesa che sboccino gli attaccanti in lista, ancora a disagio (Bucchi, De Zerbi e Pià), poggia tutta la sua forza su una difesa d’acciaio. Non a caso, a un reparto già solido in C1, sono stati aggiunti Cannavaro e Domizzi, i primi ad arrivare in sede di campagna acquisti estiva, e successivamente Garics e Rullo, due giovani. In organico Reja si trova nove difensori, portieri esclusi, quasi tutti intercambiabili e tutti di apprezzabile livello tecnico. Da qui, la possibilità di cambiare modulo in corsa, di sostituire in continuazione uomini senza che ne risenta la stabilità del reparto, di reggere l’urto di attacchi atomici. Con l’Arezzo, ad esempio, mancherà Domizzi, fermatosi per una distrazione alla coscia destra ma è disponibile Giubilato, oppure Reja può spostare Savini al centro e rilanciare Rullo a sinistra come già avvenuto con il Genoa. « In un campionato così lungo, è importante avere ricambi all’altezza. Alla lunga saranno questi a fare la differenza », sottolinea l’allenatore, desideroso ieri di esternare ma bloccato dalla società, fedele fino alla noia al silenzio stampa.

La strategia - « Siamo partiti volutamente dalle fondamenta » , ama ripetere il direttore generale Marino. Costruire una difesa forte è stato, dunque, il primo obiettivo del Napoli. Incassare pochi gol ma anche cercare di farne abbastanza, questo era il disegno iniziale di Reja avallato in toto da De Laurentiis e Marino. E’ riuscito solo il primo intento per ora ed è bastato per volare in vetta. Cinque gol al passivo nelle prime sette giornate adottando un modulo che prevedeva quattro difensori in linea. Dalla nona, invece, dopo la sconfitta con l’Albinoleffe, scaturita peraltro su rigore, Reja ha invertito la rotta (grazie anche all’abbondanza dell’organico): tre difensori centrali davanti a un impeccabile Iezzo e due esterni, quali Grava e Savini, nati con la vocazione al contrasto ma capaci anche di spingere sugli esterni. Il Napoli si è trovato così a formare una barriera impenetrabile nella sua metà campo e da allora in poi ha incassato altre otto reti di cui una su rigore (con il Frosinone) e due su calci da fermo (con la Juventus e con il Genoa)

Ingredienti - L’esperienza e l’astuzia di Reja hanno fatto il resto: il tecnico friulano non si è mai lasciato condizionare da critiche o disapprovazioni e ha pensato prima a proteggersi le spalle e poi a contrattaccare. « A Napoli bisogna fare punti e vincere. Lascio agli altri le poesie », il ritornello preferito del tecnico amante dell’arrosto più che del fumo.

- Dietro alla compattezza difensiva del Napoli si nasconde il lavoro paziente e meticoloso di un ex allievo di Sacchi, Guidolin, Ulivieri, nonchè dello stesso Reja. Si tratta di Fabio Viviani, ex centrocampista, con oltre cento presenze in A con la maglia del Vicenza, il patentino di allenatore di prima categoria in tasca. E’ stato proprio Reja a chiamarlo al suo fianco lo scorso campionato. Viviani, toscano trapiantato in Veneto, cura esclusivamente la fase difensiva. Parla poco ma si applica tanto. E funge da alter ego dell’allenatore anche durante le partite: « Che dici Fabio, cambiamo? ». Reja si fida ciecamente e i risultati sorridono a entrambi: difesa bunker e primo posto in classifica. In attesa dei gol di Bucchi (ieri fermo per influenza), di De Zerbi e, perchè no, anche di Pià.
Rino Cesarano
Fonte: Corriere dello Sport