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De Laurentiis: "Scioperiamo"
Il presidente del Napoli: "Se non ci sono garanzie, perché giocare?"

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06 Febbraio 2007 -- "I club probabilmente potrebbero anche decidere di non giocare, di scioperare, se non ci sono le garanzie per quale motivo si deve giocare?". Sono le parole del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis al termine della giornata di riunioni della Lega sul pacchetto di provvedimenti decisi dal Governo. "Non mi sta bene che il governo tratti con superficialità un problema così importante e vitale in Italia quale è il calcio". De Laurentiis traccia quella che può essere la strada per uscire da questa situazione. "Nel breve periodo se ne esce se il signor Prodi, il signor Amato e la signora Melandri escono da qualunque compromesso di pura demagogia e si siedono con grande educazione, democraticità e rispetto al tavolo dei diretti interessati, si sospende il campionato per tre settimane, si riscrivono delle regole che rispondono a una logica e a una razionalità d'impresa sul territorio che tende a migliorarlo. Dopodichè si comincia tutto daccapo. Questa è la logica. Questi signori non hanno capito che si devono confrontare con i diretti interessati. Questa è democrazia? È un sistema democratico? Sembra di stare in Cile, in un paese del Sudamerica. Questo è puro fascismo di 80 anni fa".

"Quando sono successi i casini di Calciopoli l'unica frase ricorrente era: 'quando ricominciano i campionati?' - prosegue De Laurentiis -. Ma se ho avuto una broncopolmonite non mi posso preoccupare di quando uscire di casa, prima devo pensare a guarire. Mi auguro che vinca il buonsenso, e che chi ci è passato sopra le teste senza dialogare con i diretti interessati non ci addossasse manchevolezze che non dipendono dal mondo del calcio. I problemi che sono lì da più di 30 anni non si possono risolvere con una riunione del consiglio dei Ministri perché o sono dei geni o sono dei superficiali".

Il presidente del Napoli fa riferimento ai discorsi con l'allora presidente della Figc Franco Carraro ai tempi del suo acquisto del Napoli. "Tre anni fa, quando sono arrivato nel mondo del calcio, chiesi a Carraro, che mi guardava stupito, perché non si applicavano le regole del calcio inglesi. Qualcuno mi disse ecco, è arrivato il neo-english". Parlando della possibilità di giocare a porte chiuse, De Laurentiis si dice profondamente contrario. "Le porte chiuse sono una grandissima cazzata, non so chi l'abbia inventata. Dovete mettervi in testa che i proprietari degli stadi sono responsabili del loro ammodernamento perché sono loro che li affidano e devono rispondere alle norme di agibilità".

A parte il j'accuse nel tardo pomeriggio di De Laurentiis tutti d'accordo: si torna in campo. Il segnale che arriva dai presidenti di A e B, riuniti a Roma nel consiglio straordinario della Lega, è chiarissimo. Sì al blocco dei tifo in trasferta ma non a tempo indeterminato. Sì agli stadi a porte chiuse, ma con la necessaria flessibilità e nel rispetto degli abbonati. Hanno partorito alcune certezze per rispondere a quello che viene vissuto come un diktat le sei ore concitate, nelle quali il calcio di serie A e B si è guardato in faccia e ha fatto un lungo esame di coscienza, come da anni non succedeva. Le 42 società si sono ritrovate in un hotel di Fiumicino dopo i fatti di Catania, dopo che il loro capo Antonio Matarrese era stato messo sulla graticola per delle dichiarazioni forse travisate, sicuramente fuori luogo. Infatti Matarrese non ha proferito parola tutto il giorno e se n'è andato alla chetichella con la suo vice Rosella Sensi, per andare a via Allegri.
Fonte: La Gazzetta dello Sport