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La città si ribella per la festa negata
Mobilitazione e ricorso: con il Frosinone si giochi con il pubblico

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20 Aprile 2006 -- Napoli non ci sta: quella durissima sanzione disciplinare che impone la chiusura del San Paolo in occasione dell’ultima gara casalinga fa montare rabbia, proteste e polemiche. La società ha presentato ricorso: l’avvocato Grassani sarà chiamato a discuterlo domani perché si tratta di un provvedimento d’urgenza. E se le cose dovessero andare male, il club si rivolgerà anche alla Caf. Però la situazione stride con l’emozione di una promozione appena conquistata. Dal sindaco Iervolino ai dirigenti del club, dall’allenatore ai giocatori, tutti pensano a quel che è accaduto con rammarico e tristezza. È proprio il sindaco Iervolino a dare il primo segnale, duro, nei confronti dei tifosi che hanno protestato causando il provvedimento: «Per colpa di qualche testa calda ci rimettono la società ed i tifosi. I napoletani sanno manifestare con canti e balli la loro allegria: perché non farlo sempre evitando spiacevoli avvenimenti?». E il sindaco ha anche ricordato il recente passato, spiegando che questo stesso atteggiamento è stato d’ostacolo alla sua mediazione con la Federcalcio: «Lo scorso anno ho cercato di far fruttare al massimo la mia amicizia con Carraro, e magari se non ci fossero state scritte offensive nei suoi confronti, ma solo elogi alla squadra, avremmo potuto sperare in qualcosa di più». Il sindaco, però, conclude con i complimenti alla società: «Il Napoli ha ottenuto da solo la promozione e quindi non dobbiamo dire grazie a nessuno se non al presidente De Laurentiis e a tutta la squadra». E proprio al presidente pensava ieri pomeriggio Reja commentando la decisione del giudice sportivo: «Dispiace soprattutto per il presidente De Laurentiis, lui non ha potuto vivere l’emozione della promozione e avrebbe meritato di trascorrere un pomeriggio di festa nello stadio di Napoli. Purtroppo non è andata così, sono rammaricato». Condivide anche il giocatore argentino Sosa: «Avremmo potuto trascorrere un pomeriggio di festa con la gente azzurra. Invece sarà una partita triste, davanti agli spalti vuoti». Anche i tifosi si sono rivolti al presidente della Federcalcio, Franco Carraro, con una lettera aperta. Lo ha fatto Saverio Passaretti, presidente dell’Associazione Italiana Napoli Club: «Chiediamo un gesto di distensione che non sta certo nel ripescaggio in serie A, perchè siamo abituati a vincere sul campo le nostre sfide - scrivono, tra l’altro, i tifosi - ma ci aspettiamo almeno un intervento che consenta a tanti napoletani di vivere una giornata di sport e di spensieratezza». La decisione del giudice sportivo viene fortemente contestata dall’avvocato Botti, tra i fondatori del «te Diegum» il quale non esita a definirla «una assurda rappresaglia che priva l’intera città di un momento di festa». Per l’avvocato Vincenzo Siniscalchi, difensore di Maradona e storico tifoso azzurro, il provvedimento «non ha nessuna logica giuridica. In ogni caso è eccessivo ed esaspera il criterio della responsabilità oggettiva che diventa sempre vigoroso solo quando si tratta del Napoli». Adesso la palla passa alla Disciplinare di Firenze che esaminerà il ricorso lungo e articolato presentato dall’avvocato Grassani e deciderà se confermare la decisione del giudice (un turno a porte chiuse e 20mila euro di multa) o ridurre la sanzione, magari riaprendo lo stadio di Fuorigrotta.
PAOLO BARBUTO
Fonte: il Mattino