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DERBY
L’allenatore, doppio ex «Il Napoli è tecnicamente superiore, ma i gialloblù hanno maggiore grinta»

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15 Febbraio 2006 -- È stato il primo napoletano ad allenare il Napoli dall’inizio alla fine di una stagione, resta l’unico napoletano ad aver allenato sia il Napoli che la Juve Stabia. È vero, da allora è passato un po’ di tempo, ma i ricordi di Gianni Di Marzio sono ancora freschi d’emozioni. E d’un rammarico. Uno solo. «Più che un rammarico, una ferita ancora aperta: quella coltellata alla schiena che fu il mio esonero a Napoli. Una cattiveria dopo una stagione chiusa al quinto posto, in zona Uefa, e dopo una finale di coppa Italia con l’Inter persa all’ultimo minuto». Era il 1978. Cinque anni prima, invece, alla Juve Stabia in serie C... «Se quella di Napoli fu comunque una esperienza fantastica per risultati ed emozioni, la stagione vissuta a Castellammare fu e resta indimenticabile. Il mio fu un rapporto pieno, viscerale con la società, la squadra, la città. Al punto che volli far nascere mio figlio proprio là, a Castellammare. Fu un atto d’amore». Addio ricordi. Il Napoli e la Juve Stabia d’oggi? «In casa la Juve Stabia è squadra da temere. Aggressiva, pressing alto, ritmo, gioco sugli esterni. In più gioca in dodici. Sì, quello di Castellammare è un pubblico che gioca con la squadra». E il Napoli? «È squadra di categoria». Il Napoli squadra di categoria? «Sì. È muscolare in difesa, ha fisicità e qualche corridore. Poi ha anche qualche giocatore di buona tecnica e uno, penso a Pià, di pura qualità». È un complimento? «Certo. È ben assortita, di gran lunga la migliore del girone. Per questo non avrà problemi a restare prima sino a fine campionato». Che derby sarà? «Finirà con un pareggio e non soltanto perché non mi piacerebbe veder perdere una delle due. Dico pari perché la maggiore qualità del Napoli e la maggior grinta della Juve Stabia alla fine si compenseranno». Tutto qui? «No. C’è qualcosa di ancora più importante. C’è il derby tra stabiesi e napoletani sugli spalti. Il mio augurio è che alla fine escano insieme dallo stadio stringendosi la mano e augurandosi le migliori fortune per le loro squadre». Beh, visto quello che offre il calcio andrebbe già di lusso se alla fine ognuno se tornasse tranquillo a casa sua. Insomma, la stretta di mano non è necessaria, non le pare? «Quando allenavo a Castellammare sa qual era la mia maggior fatica? Convincere la gente a preferire il Menti al San Paolo. Voglio dire che a Castellammare oltre ad essere tifosi della Juve Stabia sono tutti, dico tutti, anche tifosi del Napoli. Per questo la stretta di mano ci può stare». Un’ultima cosa: giocare sul sintetico avvantaggerà la Juve? «Sì. L’abitudine a giocare su quel campo darà una mano alla Juve Stabia. Chi non è abituato dopo un’ora rischia di accusare la fatica. Ma è vero pure che il sintetico esalta la qualità. Quindi...».
FRANCESCO MAROLDA
Fonte: Il Mattino