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Naldi, "Non è questo il calcio"
Il Presidente risponde alla dure accuse di Casillo che vuole la partita vinta a tavolino ed invita ad isolare questi pseudo-tifosi

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22 Settembre 2003 -- Ieri sera, verso le 20 il Presidente Naldi è finalmente intervenuto sulla vicenda Avellino-Napoli: "Cerchiamo di stare tutti più calmi - ha esordito - di dare ai fatti il loro giusto significato, anche di condanna, ma senza speculare, senza voler per forza ricorrere una comoda vittoria a tavolino". Anche senza citarlo è chiaro che Naldi ha voluto rispondere alle affermazioni del presidente dell'Avellino Pasquale Casillo, che nella tarda serata di sabato aveva avanzato la richiesta di un 3 a 0 a tavolino, accusando il Napoli di non aver voluto giocare.

"Sono tuttora scosso dai fatti avvenuti ad Avellino. Non è questo il calcio che era nella mia mente quando ho deciso di essere più vicino a questo mondo. Mai pensavo di vedere la vita di un giovane sostenitore attaccato ad un filo di speranza. A questo ragazzo e alla sua famiglia che sta trascorrendo ore terribili mi sento assai vicino", aggiunge Naldi esprimendo solidarietà anche al vicequestore di polizia Gennaro Rega, colpito da malore durante gli incidenti, oltre che a tutti gli esponenti delle forze dell'ordine rimasti feriti.

"D'ora in poi - prosegue Naldi - tutti dobbiamo lavorare perchè questa pericolosa tendenza si blocchi ma il discorso chiama in causa la responsabilità di tutti, e anche la necessità di un efficace opera di prevenzione e di organizzazione che ad Avellino, a diversi livelli, non è stata ottimale. L'opera di prevenzione deve partire dall'isolamento di quelle frange di pseudo tifosi nei quali la parte più sana del tifo, che è e resta la maggioranza, non si riconosce, non si identifica, non vuole avere niente a che fare".

Il patron dell'Avellino Pasquale Casillo difende l'operato delle forze dell'ordine ed il questore Mario Papa e ringrazia i tifosi irpini: "Hanno avuto un comportamento esemplare che non tutti gli organi di stampa hanno sottolineato come meriterebbe. A loro sarò grato per tutta la vita". Nella conferenza stampa il presidente del club irpino ha reso noto di aver chiesto alla Digos di Napoli di accertare "se i delinquenti che hanno dato vita alla guerriglia siano stati o siano in contatto con il Napoli calcio e se la società azzurra subisce ricatti da questa gente".

Casillo ha lanciato anche una provocazione al presidente del Napoli, Salvatore Naldi: "I miei figli erano allostadio, io non ho visto i suoi e lui è rimasto a Napoli. Aveva forse sentore di quel che sarebbe accaduto?". Casillo ha accusato apertamente il Napoli di aver fatto di tutto per non scendere in campo: "Sapeva che a causa dei numerosi giocatori infortunati avrebbe perso e questo avrebbe significato il fallimento di Perinetti e di Agostinelli. Dura replica poi anche alle dichiarazione del vicesindaco di Avellino, Antonio Gengaro, che aveva chiesto spiegazioni alla società sul numero dei biglietti venduti: "Non sta bene con la testa - ha detto testualmente Casillo - si preoccupasse di dare alla squadre un campo di allenamento che per questioni clientelari ed elettoralistiche è affidato ad un dipendente comunale che sul campo B fa giocare la sua squadra dilettantistica".

Nel merito è entrato il socio di Casillo, avvocato Visone: "Il Napoli ci ha restituito sabato pomeriggio quattro mila dei sei mila biglietti che avevamo inviato. Nella giornata di sabato, li abbiamo messi in vendita, ma sono rimasti invenduti. Una parte di essi, circa 500, sono stati dirottati in tribuna Terminio e messi in vendita per i tifosi avellinesi rimasti senza biglietto". Per Casillo questo episodio ha costituito un'alibi per coinvolgere nella responsabilità di quanto è accaduto anche l' Avellino.